Pochi giorni fa’ il leader del labour, Jeremy Corbyn, leader del partito laburista, non ha nascosto la sua soddisfazione:
«Abbiamo assistito a qualcosa di incredibile, il Parlamento britannico ha approvato la mozione del Labour e diventa to il primo al mondo a dichiarare l’emegenza ambientale e climatica.
Questo può scatenare un’ondata di azione da parte dei Parlamenti e dei governi di tutto il mondo.
Ci impegniamo a lavorare più strettamente possibile con i Paesi che intendono seriamente porre fine alla catastrofe climatica e chiarire al presidente degli Stati Uniti Donald Trump che non può ignorare gli accordi e le azioni internazionali sulla crisi climatica.
I manifestanti e gli scioperanti ci hanno detto di agire.
I governi non agiscono mai senza pressione e dobbiamo mantenere alta la pressione.
Sono orgoglioso che il Partito laburista abbia portato questa mozione all’Assemblea, e ora proseguiremo questo lavoro sviluppando i nostri piani per realizzare una rivoluzione industriale verde».
La prima reazione in Italia alla svolta britannica arriva da Rossella Muroni di Liberi e Uguali che su Twitter scrive:
«Anche l’Italia è in #emergenzaclimatica.
Il governo prenda esempio dalla Gran Bretagna:
servono impegni urgenti e concreti.
Ecco perché intendo presentare @Montecitorio una mozione simile a quella inglese.
Il 2018 è stato l’anno più caldo per l’Italia dal 1800 e si assiste al susseguirsi di record che non possono lasciare indifferenti.
Nubifragi, siccità, ondate di calore sempre più forti e prolungate, fenomeni meteorologici sempre più intensi ed estremi dovuti in primis ai cambiamenti climatici stanno causando danni ai territori, alle città indietro nelle politiche di adattamento al clima, e alla salute dei cittadini.
Soltanto lo scorso anno sono state 32 le vittime in 148 eventi estremi che si sono succeduti lungo tutta la penisola;
66 sono i casi di allagamenti da piogge intense;
41 casi, invece, di danni da trombe d’aria,
23 di danni alle infrastrutture e 20 esondazioni fluviali.
L’Italia prenda esempio dal Regno Unito, primo Paese al mondo in cui la Camera dei Comuni ha approvato una mozione, presentata dall’opposizione laburista, che dichiara formalmente lo stato di emergenza per il mutamento climatico.
La crisi climatica è la sfida del nostro tempo, affrontarla significa rispondere anche alle crisi economica e sociale, ma abbiamo solo una manciata di anni per farlo.
Ecco perché intendo presentare alla Camera una mozione simile a quella inglese.
Dopo la mozione Pd-LeU votata a inizio aprile in cui provavamo a spingere il governo ad agire sul clima, credo infatti sia necessario un atto forte del Parlamento con cui si dichiari anche in Italia l’emergenza per il clima.
In tale mozione andranno indicati anche impegni puntuali e misurabili per il governo su fronti strategici quali:
energia, trasporti, edilizia, uscita dai sussidi fossili e stop al consumo delle risorse naturali.
Ai molti politici che hanno accolto Greta o che sono andati in piazza accanto ai giovani avevo già proposto da tempo che rispondessimo al climate-strike approvando leggi importanti su questi temi.
Dal contrasto al consumo di suolo allo stop ai sussidi alle fonti fossili, passando per una forma di carbon-tax e per la promozione della generazione energetica diffusa e rinnovabile.
Temi prioritari su cui sono a disposizione del parlamento diverse mie proposte e che andrebbero accompagnati da un Piano energia e clima coerente con gli obiettivi assunti a Parigi, anziché da un piano in continuità con il passato come quello proposto dal governo, trasporti, edilizia, uscita dai sussidi fossili e stop al consumo delle risorse naturali.
Ai molti politici che hanno accolto Greta o che sono andati in piazza accanto ai giovani avevo già proposto da tempo che rispondessimo al climate-strike approvando leggi importanti su questi temi.
Dal contrasto al consumo di suolo allo stop ai sussidi alle fonti fossili, passando per una forma di carbon-tax e per la promozione della generazione energetica diffusa e rinnovabile.
Temi prioritari su cui sono a disposizione del parlamento diverse mie proposte e che andrebbero accompagnati da un Piano energia e clima coerente con gli obiettivi assunti a Parigi, anziché da un piano in continuità con il passato come quello proposto dal governo”
Secondo il CCC per arrivare alle emissioni nette zero ci vorranno decine di miliardi di sterline all’anno, all’incirca l’1 – 2% del Pil britannico, ma questo non tiene conto dei benefici della decarbonizzazione, come l’aria e l’acqua più pulite.
Secondo il CCC,
«L’Inghilterra può eliminare le emissioni entro il 2050, mentre la Scozia potrebbe diventare carbon free prima del 2045:
la Scozia ha un potenziale eccezionale per piantare alberi (che assorbono anidride carbonica) ed è più adatta per la cattura e lo stoccaggio del carbonio.
Il Galles può tagliare solo il 95% delle sue emissioni entro il 2050 a causa della sua industria agricola. L’Irlanda del Nord seguirà gli obiettivi dell’Inghilterra»-
E l’Italia mister Conte?