Quindi il 30 /50 sono i due numeri chiave per poter aver ancora una speranza di reversibilità dal riscaldamento globale
Ma per farlo bisognerà agire subito,perché la terra non ci aspetterà ne tratterà con noi umani.
E quanto avvenuto in questa ultima settimana in eu sul carbone e rinnovabili in Italia .
Gli scenari sono molto al di là di quello che noi possiamo solo minimante sospettare
Basta guardare cosa avvenuto già negli ultimi 70 anni:
Le inondazioni sonno aumentate di 15 volte,
temperature estreme di venti volte,
egli incendi di sette,
la perdita di terreno fertile da 10 a 40 volte,
la perdita del 60% di vertebrati e ancora maggiore d’insetti vitali per l’impollinazione.
Il degrado dei suoli insieme alla sicura scarsità di acqua dolce,è e sarà un problema grave che tocca tutti i continenti.
Stando all’ultima edizione dell’Atlante mondiale della desertificazione pubblicato nel giugno scorso dal Centro comune di ricerca della Commissione europea, più del 70% della superficie terrestre è già degradata e oltre il 90% lo sarà entro il 2050.
Ogni anno un’area pari a circa la metà dell’Europa lo subisce, con Africa e Asia tra i continenti dove maggiormente si fanno sentire gli effetti con un danno irreparabile che porterà a una riduzione delle produzioni agricole del 10% entro il 2050 e che colpirà maggiormente India, Cina e Africa sub-sahariana dove le produzioni si potranno addirittura dimezzare. Il problema riguarda da vicino anche l’Europa, e quindi anche il nostro paese, in quei territori particolarmente sfruttati per fini agricoli dove spesso sono evidenti anche problemi di contaminazione dei suoli e delle falde.
Quando il degrado del suolo arriva a pregiudicare in modo irreversibile la capacità produttiva degli ecosistemi si parla di desertificazione, intendendo con questo termine la somma di tante minacce che riguardano il suolo come per esempio l’erosione, la diminuzione della sostanza organica, la compattazione, la salinizzazione
L’Italia, secondo i risultati delle ultime mappature», racconta Di Leginio, «non è esente dal problema visto che più del 30% del territorio è soggetto a un grado medio-alto di vulnerabilità ambientale.
Stando a questi dati nel decennio 1990-2000 la crescita è stata dell’ordine dello 0,7-0,8% nelle classi con grado medio-alto di vulnerabilità ambientale.
Stiamo parlando di circa tre milioni di ettari.
Se poi prendiamo in considerazione le singole regioni vediamo che il 70 per cento della superficie della Sicilia ha un grado medio-alto di vulnerabilità ambientale, seguono il Molise (58%), la Puglia (57%), la Basilicata (55%). Sardegna, Marche, Emilia Romagna, Umbria, Abruzzo e Campania che presentano una percentuale di territorio compresa fra il 30% e il 50%; Calabria, Toscana, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Veneto e Piemonte fra il 10 e il 25%. In Liguria, Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige le percentuali sono abbastanza contenute:
Questi processi, interagendo con i problemi sociali ed economici esistenti, minacciano un collasso sistemico simile alla crisi finanziaria del 2008.
Uno studio prevede una crisi derivata dall’inasprimento dei danni causati dagli uragani e dagli incendi e dalla siccita’ estrema,che potrebbero scatenare un’ondata di richieste di risarcimento dalle assicurazioni fino al sistema bancario talmente grave da minacciare la sopravvivenza delle istituzioni finanziarie mondiali.
Con le conseguenze sulla stabilità sociale dei Paesi che vi lascio immaginare.
Il ciclone Idai in Mozambico a riguardo ci racconta qualcosa : 800 morti allagati 50 km tra fiumi staripati e mare penetrato nell’interno, 100.000:persone a rischio in queste ore .fosse capitato in Europa ne parleremmo non stop ogni giorno invece in Africa non ne parla nessuno
Ma questo non rende meno grave la situazione .
Così si fa ?
Unica possibilità avere una strategia a medio termine è una a breve termine
Quella nel medio termine è Sistemica e agisce sui cicli industriali .
Su energia,
allevamento intensivo di animali,
agricoltura intensiva
uso acqua dolce e suo riutilizzo.
Ma per questa ci vorranno anni e purtroppo non sono certo che gli stati riusciranno a ridurre del 30% le emissioni globali di co2 perché queste operazioni non sono indolori e avranno costi politici e sociali pesanti.
A breve termine dovremo quindi sottrarre co2 dall’aria e produrre più ossigeno
Quindi dovremo piantare alberi che sono gli unici in grado di farlo
1)Le foreste sono formidabili regolatori del clima.
Attraverso gli stomi delle foglie, durante il giorno, vengono liberate nell’atmosfera grandi quantità di vapor d’acqua. Le aree boscate si riscaldano, durante il giorno, più lentamente delle aree coltivate o urbane ed il calore assorbito dal terreno viene rilasciato più lentamente.
Le foreste creano al loro interno un proprio microclima con estremi più attenuati rispetto all’esterno.
Un’altra proprietà straordinaria è la protezione dal vento, un agente atmosferico negativo per la produzione agricola, perchè sottrattore di umidità, favoredo la traspirazione delle piante che vi si oppongoo chiudendo gli stomi delle foglie;
ciò riduce l’assorbimento del biossido di carbonio e rallenta il processo di fotosintesi e quindi la resa produttiva.
2)Azione contro l’inquinamento:
I substrati forestali costituiscono un filtro attivo per l’acqua e la presenza di aree fortemente boscate contribuisce a prevenire l’inquinamento delle acque superficiali.
Le foglie degli alberi, inoltre, sono filtri attivi per i gas e le particelle inquinanti presenti nell’aria.
Le piante sempreverdi esplicano un’azione di filtro atmosferico più efficace delle piante a foglie decidue;
gli alberi più vecchi ed alti sono più efficaci delle giovani piante. Le foreste, inoltre, agiscono come filtro sonoro riuscendo ad attenuare fortemente il rumore del traffico automobilistico.
3)Difesa del suolo
Una foresta in ottima salute, in condizioni di forti precipitazioni, è in grado di prevenire il deflusso superficiale delle acque e il dilavamento del suolo. Le radici degli alberi trattengono il terreno impedendo di fatto le frane, le valanghe e l’erosione del suolo. Parimenti mitiga le condizioni di eccessiva calura e siccità durante la stagione estiva, prevenendo altresì il rischio incendio. Un bosco distrutto o immaturo è più soggetto ad incendi e altre catastrofi naturali per tale motivo va agevolato.
4)Efficacia antierosiva
Gli organi aerei delle piante del bosco catturano forti percentuali di pioggia. Anche la lettiera forestale è in grado di assorbire acqua. Gli apparati fogliari acquistano una grande importanza nella riduzione della forza viva delle gocce d’acqua, eccezionalmente elevata durante le piogge violente. Nel contenere questa energia con gli alberi concorrono il sottobosco e la copertura morta.
L’efficacia antierosiva risiede nel complesso sistema integrato foresta, costituito dalla chioma e dai differenti strati (arboreo, arbustivo, erbaceo, fungale, muscinale e lettiera), e dal rapporto suolo-radici.
Un bosco quindi non è solo una semplice piantagione di alberi, ma è un insieme di complesse e spesso delicate interazioni tra organismi viventi, ambiente e materia.
I cambiamenti climatici in atto in tutto il globo ci obbligano
a creare piccole foreste i cui costi, tra l’altro, sono molto contenuti, dato che i terreni utilizzati sono agricoli e in gran parte abbandonati.
Alessandro Angrilli ,docente dell’Università di Padova dichiara testualmente :
” interpretando i dati di un recente studio pubblicato su Pnas ,il modello proposto, che ha lo scopo di assorbire lo smog proveniente dai centri urbani, è in grado di eliminare in un anno 3,19 grammi di ozono e 0,6 grammi di biossido di azoto per ogni metro quadro della chioma di un albero”.
Quindi ,complessivamente,si stima che verrebbero eliminate 310 tonnellate di biossido d’azoto e 58 di ozono in 30 anni.
Grandi alberi e spazi verdi, dunque, per rispondere a problemi di inquinamento atmosferico.
Ma non solo, perché un ripensamento green dello spazio urbano potrebbe avere ricadute positive anche in termini di risparmio economico e di salute pubblica.
Il quinto rapporto dell’Intergovernmental panel on climate change (Ipcc), ha sottolineato che le emissioni di gas serra stanno aumentando a un ritmo doppio rispetto a 10 anni fa e che la temperatura media è in salita, al punto che si prevede entro il 2100 un aumento dai 3,7 ai 4,8 gradi rispetto ai livelli pre-industriali.
Da qui l’obiettivo entro il 2050 di ridurre i gas serra dal 40 al 70% rispetto ai valori del 2010, e contenere, così, l’innalzamento della temperatura entro i due gradi.
Secondo gli studi condotti dall’American Forestry Association, un albero di circa 20 metri di altezza può assorbire ogni anno circa 1000 grammi di particolato
Ecco allora che è facile comprendere quanto gli alberi siano importanti per preservare la nostra salute e per ridurre l’inquinamento.
Sono potenti gli alberi, molto più di quanto si immagini:
una pianta di 30 centimetri di diametro può assorbire fino a 30 kg di CO2 all’anno, in pratica 20 alberi possono compensare le emissioni di un’auto, fornendo in cambio l’ossigeno necessario a 200 persone.
Sono vita pura e proteggono le nostre vite.
Assorbono inquinanti vari, dalle famigerate polveri sottili (PM10) a ossidi di azoto (N2O) e anidride solforosa (SO2), depurano le acque, riducono l’inquinamento acustico, mitigano il clima. La sola filiera legno genera l’1,6% del prodotto interno lordo e offre 300 mila posti di lavoro.
Tutto questo va ricordato ai bambini ma anche agli adulti: ecco perché in tutta Italia, oggi, si dovranno tenere sempre più iniziative per parlare delle foreste:
nelle scuole, nelle università ,ovunque si possa far crescere la conoscenza di questi dati e quindi la consapevolezza collettiva.
Sopratutto delle amministrazioni pubbliche e dei privati che hanno spesso spazi enormi non alberati(parcheggi supermercati, centri commerciali,)
Non ultimo, gli alberi abbelliscono le città, i paesaggi, riducendo i nostri livelli di stress e infondendoci tranquillità e pace interiore
Ma la riforestazione massiva non e’ un processo casuale ma una vera risposta globale al climate change
E’ il caso,per esempio,della Cina e dell’Australia.
Entrambe hanno utilizzato per decenni una politica energetica a base di carbone diventando due delle nazioni più inquinanti del mondo ( insieme a India e Usa)
Ma stanno pagando un prezzo pesante con i cambiamenti climatici
Entrambe hanno un potente processo di desertificazione in atto in vaste parti del loro territorio che si sposa con imponenti problemi di dissesto idrogeologico dovuti alle piogge violente e concentrate oltre che, per la Cina,per una dissennata politica di dighe che hanno semplicemente distrutto ecosistemi millenari.
Risultato per l’Australia una stagione estiva attuale prima a 50 gradi per tanti mesi e ora di disastrose inondazioni
Per la Cina un inquinamento pesante delle maggiori città con ripercussioni importanti sulla salute media oltre che tornadi distruttivi e penuria d’acqua in aumento.
Entrambe,pur senza rinunciare come dovrebbero al carbone per produrre energia,hanno deciso di produrre una potente riforestazione su migliaia di km 2 per combattere il riscaldamento climatico .
Non è sbagliato dato che il rimboschimento è lo strumento più economico e potente ,coadiuvato da molti studi scientifici,per combattere il GlobalWarming.
Il problema è che un albero per dare un contributo importante in assorbimento di co2 e in rilascio di ossigeno ha bisogno almeno di 10 anni di crescita.( privo o quasi di potature che ne delimitino la crescita)
E dato che il famoso mezzo grado in più noi lo raggiungeremo mediamente tra 11 anni,capirete che bisognerà farlo SUBITO
Cioè da domani .
L’Australia ha deciso di piantare un MILIARDO di alberi sul suo continente entro il 2050.
Entro il 2030 conta di assorbire così 18 milioni di gas serra con le sue foreste e quindi di essere in linea per onorare l’accordo di Parigi 2015 per contenere l’aumento medio delle temperature entro 1,5 gradi rispetto ai livelli preindustriali.
L’Australia produce oggi 500 milioni anno di tonnellate di gas serra in eccesso .
L’obiettivo di Parigi prevedeva un taglio di queste emissioni di almeno il 28% entro il 2030.
Peccato che il paese è fortemente dipendente dal carbone ( per il 60% della sua produzione),da qui questa decisione di riforestare.
Soluzione,meglio ripeterlo,non in linea con quanto richiesto da IPCC ( che chiede a tutti i paesi di ELIMINARE le centrali a carbone entro la metà del secolo )
Però questa decisione è importante perché,pur essendo fortemente contraddittoria con la politica industriale, dimostra che la riforestazione massiva è una risposta immediata da attuare in tutto il mondo immediatamente
Mettendo a sistema un sistema di gestione( oggi inesistente ) economico e finanziario industriale nella sua organizzazione che vede l’albero come un mezzo STRUTTURALE per produrre ossigeno,captare anidride carbonica,assorbire polveri sottili,ridurre le bolle di calore estive e contrastare il dissesto idrogeologico .
Sopratutto nelle metropoli,ma ovviamente non solo.
Tutto questo porterebbe ad un aumento sostanziale dell’occupazione formata nel settore,oltre che di ricavi, da un sistema industriale per eliminare gli stralci( ovviamente enormi) prodotti in energia bio.
Oltre che in una messa a sistema seria di sistemi di controllo satellitari ,prevenzione e spegnimento degli incendi boschivi,che saranno sempre più probabili e violenti con il riscaldamento globale .
Per fare questo ci vuole che le macchine comunali,regionali e statali spostino gli alberi da una configurazione burocratica attuale di “ arredo urbano” a una configurazione giuridica chiara che ne riconosca il valore di beni pubblici essenziali per produzione di ossigeno e riduzione di co2.
In Italia oggi siamo all’anno 0.
Anzi più in basso se possibile,visto come trattiamo il nostro patrimonio arboreo cittadino e forestale.
Lo dovremmo fare SUBITO
Ps:
Non si devra’cadere nell’ errore di pensare che piantare milioni di alberi basti a risolvere il global warming !!!
Questa è solo la riposta più semplice ma non risolutiva da sola .
E’ solo la più RAPIDA.…ma per funzionare dovrà essere accoppiata a tutte le soluzioni citate per il medio periodo.