La natura è l’oro del XXI secolo.

Un capitale invisibile eppure essenziale, da cui dipende oltre la metà del prodotto interno lordo mondiale.

 

Eppure il nostro patrimonio ambientale subisce un declino silenzioso e inesorabile.

 

La biodiversità, pilastro degli equilibri naturali ed economici, è sotto assedio.

 

 

A lanciare l’allarme, alla vigilia della sessione supplementare della Cop16 sulla biodiversità a Roma e della Giornata Mondiale della Natura Selvatica del 3 marzo, è Legambiente con il report “Natura selvatica a rischio in Italia”.   

I numeri parlano chiaro:

secondo l’Ipbes (Intergovernmental science-policy platform on biodiversity and ecosystem services) oltre un milione di specie animali e vegetali rischiano l’estinzione a causa del cambiamento climatico, dell’attività antropica, della frammentazione degli habitat e dell’inquinamento.

 

La Lista Rossa dello Iucn (International Union for Conservation of Nature) ha recentemente segnalato che più di una specie arborea su tre è a rischio: 16.425 delle 47.282 specie considerate sono in pericolo di estinzione.

 

Un trend che non risparmia l’Italia, il Paese con la più ampia varietà di flora e fauna in Europa: ben 46.300 specie sono minacciate nel nostro Paese, e 58 ecosistemi naturali italiani figurano nelle liste rosse Iucn.

A questi dati va aggiunto l’elemento più allarmante: l’inerzia politica. A sei anni dal traguardo della Strategia Europea per la Biodiversità 2030, l’Italia è ancora ferma:
nessun aumento delle aree protette terrestri o marine, nessun progresso significativo nella gestione delle specie aliene, nessun avanzamento nel registro volontario dei crediti di carbonio per il settore agricolo e forestale.
Una lentezza che non solo ostacola la lotta al cambiamento climatico, ma lascia spazio a infiltrazioni della criminalità organizzata nel settore ambientale, come denunciato dalla Procura nazionale antimafia.

Davanti a questa situazione, Legambiente lancia un appello.

 

Il summit di Roma deve rappresentare un punto di svolta, un’occasione per accelerare la tutela della biodiversità attraverso dieci azioni chiave:

 

dalla protezione di mare e territorio all’incentivazione dell’economia della natura;

dalla creazione di aree rifugio per fauna ed ecosistemi a un maggiore controllo sulle specie invasive.

 

Ma l’Italia deve fare di più anche sul piano diplomatico, spingendo per un accordo globale vincolante che garantisca finanziamenti adeguati e monitoraggi serrati.

 

La conservazione della biodiversità non è solo una necessità ecologica, ma anche un’opportunità economica.

 

Gli insetti impollinatori, fondamentali per l’agricoltura, contribuiscono a un valore stimato tra i 235 e i 577 miliardi di dollari annui, mentre il mercato globale dei crediti di carbonio vale circa 100 miliardi di dollari.

 

Le risorse ittiche, che garantiscono sicurezza alimentare a milioni di persone, hanno un valore economico che supera i 150 miliardi di dollari annui, e l’ecoturismo legato alla fauna selvatica rappresenta il 7% del turismo globale, con una crescita del 3% annuo

 

. “Proteggere la natura non è solo un dovere morale, ma anche un investimento per la sicurezza economica e ambientale del futuro”, sottolinea Stefano Raimondi, responsabile biodiversità di Legambiente. La perdita di biodiversità incide sulla produttività agricola, sull’approvvigionamento idrico e sul settore turistico.

 

Serve una strategia concreta e una presa di responsabilità collettiva. L’alternativa è perdere, giorno dopo giorno, un patrimonio inestimabile sia dal punto di vista della nostra salute che da quello

Antonio Cianciullo fonte: Huffpost


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