A causa della cella temporalesca (con annesso downburst in piena regola)

gli alberi caduti nella città di Milano nell’ultima settimana  è stata di circa 5 mila.

Senza contare quelli caduti prima che la tempesta flagellasse il territorio:

in tutta Milano gli alberi erano 500mila, metà sul suolo pubblico e l’altra metà su quello privato

A Napoli soltanto abbiamo assistito a una decina di crolli( e qui senza vento ne motivi meteorologici …..)

Le tempeste/ uragani  che sappiamo torneranno presto- o quanto meno più presto del solito- perché,nonostante ci sia la voglia di negare l’evidenza, è questo lo scenario che ci attende avendo noi umani stolti cambiato il clima in modo irreversibile.

E questo vale per ogni città italiana ovviamente .

E tutto questo avviene a causa dell’atavico fatalismo e della mancanza di quella necessaria prevenzione che dovrebbe stare alla base delle politiche gestionali e che il gestore pubblico (ma anche quello privato) dovrebbe avere come primo punto della sua agenda.

Quello che mi fa “impazzire” come contraddizione  e’ l’enfasi con  cui si amplifica la messa a dimora  di qualche alberello in primavera (senza poi preoccuparsi ovviamente di curarlo per i successivi tre anni con innaffiature regolari …) e la totale mancanza di empatia per dei monumenti viventi di centinaia di anni che vanno a terra !

Appellati tra l’altro  spesso (da una stampa cialtrona ) “ alberi killer”!!🤬

Ma killer di che?

Ma le avete viste le radici dei platani sdradicati a Milano ?

Cito a riguardo il prof Ferrini( Professore Ordinario;Arboricoltura generale Universita di Firenze)  :

”Lungo viale Romagna, a Milano, nella striscia di verde e asfalto tra il viale principale e il controviale, un secolare platano di una ventina di metri di altezza è schiantato a terra, sradicato dal vento. ( foto 1)

C’è da stupirsi e farsi domande davanti alla visione del suo apparato radicale che è sproporzionato rispetto alla mole dell’albero.

Alla base del tronco misuriamo circa 120 centimetri di diametro mentre l’impronta della radice è poco più di 200 centimetri per uno spessore di non più di 30-40 tra radici e terra.

Come è possibile che un bestione di oltre venti metri avesse un ancoraggio così minuto e rachitico?

C’è da chiedersi come non sia caduto anni e anni prima.

La spiegazione è di nuovo da cercare nelle pieghe dell’insensibilità dell’uomo urbano e nella sua incomprensione sistematica di come vive una pianta.

È possibile, infatti, che in quel contesto, tra un viale e il suo controviale, tra fognature, cavidotti e impianti vari, non ci fosse un gran volume di terra da esplorare e quindi le radici più di tanto non sono cresciute, non si sono allargate, ma la pianta nel mentre è cresciuta in altezza e massa.

Gli alberi non crescono nel cemento o sui balconi ma nella terra viva.

Se non abbiamo cura della terra, non avremo cura degli alberi e non viceversa, non dimentichiamolo.

A ciò si aggiunga che le manutenzioni urbane dei sottoservizi, degli arredi urbani, delle strade si portano dietro continue escavazioni con tanto di tagli delle radici che “danno fastidio” alla posa di tubazioni.

Anche le continue asfaltature, aumentando l’impermeabilità, costringono le radici a concentrarsi nei pochi spazi liberi che si ritrovano ad avere.

Il risultato è, spesso, quello di avere dei bestioni bellissimi con dei piedi d’argilla, come nel caso emblematico del platano di viale Romagna.

Tutto questo ci dice che gli alberi vanno amati prima di essere piantati.

Vanno curati durante la loro vita.

Ma di una cura che deve coinvolgere “radicalmente” il modo di fare la città.

Perché se continuiamo ad asfaltare, scavare, compattare, tagliare riducendo gli spazi di suolo per le piante, le piante saranno fragili.

Se poi aggiungiamo a tutto ciò un clima che abbiamo cambiato e che ci riserverà tempeste Vaia un po’ ovunque, il risultato è presto fatto”

Chiaro ??

In questo disastro però  gli olmi di via Mac Mahon a Milano si sono (tutti) salvati, hanno (tutti) resistito alla tempesta.

Miracolo?

No.

Nel 2013 Atm chiese al Comune di Milano di intervenire per abbattere la gran parte degli olmi, perché le loro radici, a dire dell’azienda dei trasporti, creavano troppi problemi ai binari dei tram, che andavano comunque sostituiti.

Inizialmente Palazzo Marino sembrò acconsentire. Ma dal quartiere si sollevò una protesta fortissima, da parte degli abitanti, che fu ascoltata in Municipio 8 e la decisione ( saggia) fu di elaborare una soluzione alternativa all’abbattimento ‘di massa’.

Quella di studiare ogni singolo albero, con i test di trazione, per stabilire quali fossero quelli effettivamente ‘irrecuperabili’.

Quello che io chiedo da un decennio a tutte le amministrazioni pubbliche campane innamorate degli abbattimenti “preventivi “( ..vero assessorati di Napoli ,San Sebastiano , Cercola , Frattamaggiore, Castellamare e altri che non ricordo……🤬)

Il risultato:

anziché 174 piante, ne furono abbattute solo 29, le più compromesse.

Tra l’altro risparmiando circa 4 milioni rispetto al progetto originario, perché eseguire i test di trazione costa MENO  che abbattere e sostituire gli alberi “in massa”. 

I lavori furono avviati nel 2015 e, un anno dopo, via Mac Mahon risplendeva con un nuovo ‘tappeto verde‘, nuovi binari e soprattutto quasi tutti gli olmi storici.

Conclusione :

Cari sindaci e assessori e cari dirigenti del verde pubblico, imparate a curare gli alberi scientificamente e non a chiacchiere : usate la tecnologia e affidatevi a esperti VERI sulle scelte delle specie da mettere a dimora ( non seguite le “mode “ ..)

Perché tra le altre cose gli alberi non sono affatto tutti uguali ne quello che “ vi piace” e’ sicuro che possa vivere dove voi AVETE DECISO di metterlo a dimora ..

Con la mia solita dovuta e talvolta scomoda chiarezza

Salutoni

RB


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