Il 22 aprile è la giornata mondiale della Terra.
Il tempo che abbiamo è sempre meno per cambiare i nostri modelli distruttivi per la vita del Pianeta.
Almeno per come la conosciamo oggi .
L’esito della grande sfida ai cambiamenti climatici passa attraverso una drastica riduzione delle emissioni di anidride carbonica (CO2) possibile solo se cambiano velocemente il modello economico, le tecnologie e gli stili di vita di milioni di persone.
L’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), la massima autorità scientifica mondiale sui cambiamenti climatici dell’ONU sostiene che per stabilizzare le emissioni di CO2 ed evitare il disastro climatico occorre dimezzare il livello attuale delle emissioni di gas-serra entro il 2030 ed azzerarle entro il 2050.
Dall’inizio dell’Ottocento a oggi il pianeta si è già riscaldato di 1°C; e si sta avviando pericolosamente a superare la soglia di un riscaldamento di 1,5°, con gravi conseguenze sul sistema climatico:
eventi meteo estremi (ondate di calore, siccità prolungate, alluvioni, uragani, ecc.) sempre più catastrofici.
L’area del mediterraneo e’ a riguardo un hot spot dato che si riscalda oggi molto più velocemente del resto del globo.
Vediamo con alcune stime, realizzate dall’Agenzia Napoletana Energia e Ambiente, come ciò potrebbe avvenire a Napoli, la terza metropoli italiana dove, come in tutte le grandi città, si realizzano i maggiori consumi di energia ed emissioni climalteranti;
in altre parole significa ridurre entro il 2030 del 50% le emissioni di CO2 che annualmente sono a Napoli di 3 milioni di tonnellate( 2,96 t/ abitante):
Incominciamo dalle rinnovabili, ed in particolare dal fotovoltaico che è favorito dal forte irraggiamento solare del sud Italia.
Un contributo del 10% alla riduzione annua di CO2 significa installare circa 30 megawatt pari ad una superfice di 30 stadi di calcio con il risultato di avere al 2030 un impianto FV su ogni condominio ed edificio pubblico.
L’edilizia pubblica e privata (leggi residenziale-condomini) è responsabile, infatti, di almeno il 40% dei consumi energetici con moltissimi edifici (circa 344.000 mila a Napoli) in mediocre o pessimo stato di mantenimento;
in particolare l’edilizia pubblica che ammonta a Napoli a più di 50mila edifici con costi economici ed ambientali totalmente fuori controllo nonostante gli obblighi di legge e i finanziamenti disponibili .
Entro il 2030 almeno la metà dovrà essere NZEB cioè edifici ad emissioni e consumi vicino a zero grazie alle tecnologie ormai disponibili per l’efficientamento energetico (cappotto termico, illuminazione, climatizzazione, domotica, rinnovabili ecc.)
A riguardo, la nuova legge sulle ristrutturazioni del patrimonio edile col 110% a carico dello stato e’ importantissimo che sia utilizzata subito dalla gran parte dei proprietari di immobili.
I trasporti , settore maggiormente colpevole di sprechi energetici (leggi carburanti) insieme all’edilizia, dovrà arrivare ad eliminare o ammodernare almeno 30.000 auto all’anno incrementando parallelamente la capacità del trasporto pubblico e di veicoli a basso contenuto di carbonio ( bici, veicoli elettrici ecc.) fino a ridurre o sostituire 300mila veicoli complessivamente al 2030.
Poi gli alberi :
assolutamente determinanti dato che possono dare un significativo contributo all’assorbimento di anidride carbonica a patto che si pianifichi una forestazione massiva su tutte le superfici disponibili.( tramite Green Belts, riforestazione di aree dismesse, aumento delle aree adibite a parchi)
Per ottenere un riduzione di 14.000 tonnellate anno di CO2 devono essere piantumati almeno 2 milioni di alberi nuovi in tutta l’area metropolitana .( 3 milioni in tutta la regione )
Gli obiettivi ambizioni riguardano anche la raccolta differenziata che deve arrivare a percentuali del 90 % con una riduzione a monte dei rifiuti del 50%.( con costruzione di impiantistica di Compostaggio e con una tracciabilita’ pubblica del ciclo dei rifiuti speciali)
Infine, ma non per ordine di importanza, il cambio dei comportamenti delle persone può rappresentare il vero motore verso un economia a basso tenore di carbonio;
anche in tale caso l’apporto minimo non può scendere sotto le 75mila tonnellate in meno di CO2 entro il 2030.
Gli investimenti nell’innovazione industriale, comprese le tecnologie digitali e le tecnologie pulite, sono necessari per stimolare la crescita, rafforzare la competitività e creare posti di lavoro, per esempio nell’ambito di un’economia circolare e una bioeconomia.
Tutti questi argomenti sono oggi clamorosamente assenti dal dibattito pubblico sulle prossime amministrative nel capoluogo partenopeo ( ma anche a Caserta e Salerno, che vanno entrambe al voto n autunno).
E questo è’ un segnale pericoloso è preoccupante di sottovalutazione e impreparazione della politica che ,non programmato per tempo, può mettere le basi per notevoli problemi per la città e i suoi abitanti ;
problemi che saranno insolubili poi nell’urgenza ,nel prossimo decennio.
RB