lo sapete che quello che mangiate NON è salmone,… vero?
Parliamone .
Siamo alla vigilia del secondo #FridayForFuture” nel mondo e dobbiamo fare focus su una delle cause maggiori di inquinamento e di produzione di co2 su Gea.
Perché il sistema di allevamento intensivo degli animali,siano essi mucche, polli, vitelli, bufale o maiali è dannoso per la NOSTRA SALUTE oltre che essere inumano è inaccettabile per gli animali, trattati come cose e non come esseri viventi.
Subito dopo questo modo di produrre carne è assolutamente INSOSTENIBILE per Gea, dato che produce un inquinamento massivo e produzione di CO2 e ora vedremo perché .
Quindi torniamo al nostro salmone che compriamo al supermercato ?
Allora dovete sapere che non nasce, né cresce arancione perché nelle reti in mare aperto dove viene allevato non si nutre né di gamberi né di krill, come fanno i salmoni selvaggi.
No, i salmoni d’allevamento mangiano altro:
mangimi animali o di soia ogm,direttamente importata dal Brasile al prezzo di conclamate devastazioni ambientali ,ormoni, antibiotici, additivi chimici.
La loro carne è grigia, fino a pochi giorni dalla macellazione, quando viene colorata artificialmente con integratori a base di carotene, nel migliore dei casi.
Oppure con additivi chimici che fanno aumentare i costi di allevamento del 20%, ma garantiscono un generoso ritorno economico ai produttori
Perché vi è chiaro che nessuno comprerebbe un salmone con la carne di colore grigio…
In questo modo la gente non li distingue, trova un colore che riconosce e compra il salmone meno caro che trova sul banco, quello di allevamento.
La cosa peggiore è che così si spingono fuori dal mercato i produttori di salmone selvaggio.
Già’ perché vi è chiaro che scegliendo i prodotti a basso costo della grande distribuzione NOI favoriamo sul mercato i prodotti scarsamente qualitativi mentre facciamo paradossalmente fallire le aziende che producono ( a costi ovviamente più alti) il meglio .
Un disastro.
E così vi parlo di Mikael Frödin che è il portavoce della http://northatlanticsalmonfund.org/ .
Ha preso parte a un documentario chiamato Artifishal, sull’allevamento intensivo dei salmoni e sulla scomparsa del pesce selvaggio dalle acque del pianeta.
Contestualmente, è stata lanciata anche una petizione dalla Northatlantic che chiede ai governi e ai membri del parlamento di Islanda, Scozia, Irlanda e Norvegia di fermare la devastazione della fauna ittica selvaggia e degli ecosistemi in cui vive causata dagli allevamenti in mare aperto dei salmoni e di impedire la concessione di ogni nuova licenza d’allevamento
Racconta Mikael raccontando degli allevamenti intensivi :
“Mi aspettavo tanti pesci, ma non così tanti.
Saranno stati 80, 90mila in una pozza di 80 metri di profondità, circa.
Giravano in tondo:
alcuni erano ciechi, altri devastati dal pidocchio di mare che gli stacca la pelle a brani, lasciando la carne viva a contatto con l’acqua circostante, intorbidita dagli escrementi e dai residui di cibo.
Tutti o quasi avevano la coda mozzata, rosicchiata dagli altri salmoni che nuotavano in quel carnaio.
Nessuna madre vorrebbe dare questa roba da mangiare ai propri figli».
E ha ragione .
I numeri sono impressionanti tanto quanto la descrizione di Mikael, che per quelle immagini è stato incriminato ed è oggi sotto processo:
«Ogni singola vasca può contenere sino a 200mila salmoni, ma 50mila tra loro, muoiono prima di essere macellati, a causa delle malattie, di pidocchi di mare e dell’inquinamento dell’acqua.
Non c’è altro allevamento animale che ha analoghi tassi di mortalità.
Non solo: i rifiuti prodotti da tre sole gabbie sono pari all’equivalente di liquami prodotti da 120.000 persone.
Quelle quattro gabbie circolari, piccole, silenziose e apparentemente insignificanti, producono gli stessi liquami dell’intera città di Reykjavík, la capitale dell’Islanda
Il problema è che lo fanno in una rete, nel bel mezzo di un fiordo, in pieno oceano.
Così nei fiordi in cui ci sono gli allevamenti di salmoni stanno scomparendo gamberi e krill che nutrono i salmoni selvaggi e altri pesci, che a loro volta nutrono pesci più grandi, sino ad arrivare ai predatori in cima alla catena alimentare come le orche.
Quegli allevamenti sono una minaccia per tutto l’ecosistema dei fiordi.
«Nessuno sa cosa succede in fondo all’oceano -, dice Mikael -.
Nessuno sa quanto possa fare rumore il silenzio”
R.B
Pubblicato su www.cantolibre. Venerdì 24 maggio 2019